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Kronos non dimentica l’Artigianato

“La mano è la finestra della mente” - Immanuel Kant

L’umanità ha sempre pensato al tempo come a qualcosa che cura i mali o che “divora tutte le cose che egli stesso ha creato” (per rifarci al mito di Kronos), dimenticandosi dei corsi e ricorsi storici tanto studiati a scuola ma che possono rivelarsi utili applicandoli a tutto ciò che ci circonda.

Il tempo è ciclico come l’economia, l’arte, l’architettura e, ovviamente, la storia. L’artigianato è un modo di lavorare e vivere che più ha subito gli effetti dei corsi e ricorsi storici rischiando addirittura di scomparire poiché considerato datato, obsoleto, superato dalla rivoluzione industriale, la catena di montaggio, le fabbriche e via dicendo.

Perché oggi l’artigianato si sta rivalutando? Nei secoli l’artigianato è stato svuotato della propria importanza reputandolo qualcosa di prettamente manuale, senza alcun valore creativo. Eppure i nostri musei sono pieni di antichi manufatti e vere e proprie opere d’arte: basti pensare ai famosi ori di Taranto tra cui spiccano gli orecchini d’oro risalenti al IV secolo a.C., sapientemente lavorati, che tutto il mondo c’invidia. L’arte orafa ci riporta alle conosciutissime botteghe di Firenze riunite a Ponte Vecchio dal 1593 che rappresentano in modo prestigioso l'arte e la cultura fiorentina dell'epoca rinascimentale.

In egual maniera l’arte della ceramica perdura al Sud, una nota di merito va alla cittadina di Grottaglie. Anche qui troviamo piccole e grandi botteghe riunite nel “quartiere delle ceramiche” dove artigiani da generazioni creano i loro prodotti: dal famoso pumo portafortuna che in passato ornava gli angoli dei balconi signorili in Puglia, a recipienti utili soprattutto in cucina (capase e capasoni, limmi, mùmmuli, marrùf, ecc.), a oggetti personalizzati come può essere una bomboniera da matrimonio.

Ma l’arte della ceramica, di cui Grottaglie è solo uno degli importanti luoghi di lavorazione, non è l’unica eccellenza del Sud Italia; del Salento infatti non si possono dimenticare la pietra leccese e la cartapesta, arti antiche quanto prestigiose ma comunque povere(!).

Esempio lampante ne è il Barocco leccese che, a differenza di quello fiorentino, presenta fregi raffinati e particolareggiati non tanto per la maestria degli scalpelli quanto per la facilità di lavorazione della pietra. La pietra leccese infatti (o leccisu in dialetto salentino) è famosa per la sua “morbidezza” davanti alla creatività di un artigiano, ma pochi sanno che col passare del tempo questa acquista durezza e resistenza e che le intemperie non ne intaccano la brillantezza. Non si spiegherebbe altrimenti come opere straordinarie, come il Palazzo dei Celestini e l’adiacente Basilica di Santa Croce a Lecce e il Convento degli Agostiniani di Melpignano, siano giunte ai giorni nostri regalandoci esempi di arte barocca che ci lasciano a bocca aperta e naso in su per ammirarle. Oltre ad elementi architettonici possiamo annoverare vari esempi di artigianato realizzati con la pietra leccese, dalle calamite per i numerosi turisti ai porta candele, agli orologi, alle lampade, alle colonne eccetera, eccetera, eccetera… Questo perché gli artigiani salentini da tempo hanno capito il valore di questa pietra e hanno saputo valorizzarla tramandandosi tecniche e manualità di generazione in generazione.


La cartapesta è una tecnica povera che utilizza carta di giornali e quotidiani che uniti ad acqua, stracci, paglia, gesso e collanti vari diventa una miscela facile da modellare. Una volta essiccata questa diventa molto leggera e solitamente è utilizzata per realizzare oggetti come statuine e oggettistica varia. Arte povera rivalutata anche questa: è così che oggetti anche di piccole dimensioni arrivano ad avere un enorme valore.

Nel 2010 alcuni grandi nomi dell’alta moda hanno dichiarato in campagna pubblicitaria che senza gli artigiani non potrebbero realizzare dei prodotti di così alta qualità. Da qualche anno infatti è stato dato nuovo valore alle maestranze dimenticate, o meglio sottovalutate, per cercare di raschiare un po’ di anonimato dalla superficie della gente che la società televisiva ha creato. Oggi infatti l’artigiano è considerato un vero e proprio artista e per questo è nuovamente sul mercato con oggetti unici e preziosi, sempre più personalizzabili.

Una delle caratteristiche dell’artigianato è l’unicità dell’oggetto ottenuto che va in perfetto contrasto con tutto ciò che ci propinano le multinazionali (siano esse di vestiti, gioielli, cellulari) che tendono a unificare e omologare prima il nostro aspetto esteriore e poi le nostre menti.

In un gregge tutto bianco dov’è finita la bellezza di una pecora nera?





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